All’inizio del percorso formativo dell’edizione numero 40 di BigRock, abbiamo avuto l’onore di immergerci nell’universo visivo di Renato Casaro, il più grande cartellonista vivente del cinema. Un artista che ha trasformato le locandine in vere e proprie opere d’arte, collaborando con registi del calibro di Sergio Leone, Bernardo Bertolucci e Francis Ford Coppola.
Gli studenti dei master in Concept Art e UX AI Design di BigRock, guidati dai docenti di Visual Design, hanno intrapreso un viaggio attraverso le tecniche pittoriche e la comunicazione visiva che hanno reso celebri le opere di Casaro. Non si è trattato solo di ammirare la sua arte, ma di comprendere il percorso di questo artista e studiare la sapienza costruttiva dei suoi capolavori: ritrattistica, uso dei colori, composizione della scena ma anche layout grafico, tipografia sono stati analizzati e rielaborati, permettendo agli studenti di reinterpretare una a scelta fra le sue iconiche locandine.
Questo esercizio ha avuto un valore fondamentale: ha insegnato come presentare e valorizzare un’opera artistica applicando le regole della grafica editoriale. Prima di immergersi nella progettazione digitale, è fondamentale comprendere le basi della comunicazione visiva.
Attraverso la scoperta delle opere di Casaro, gli studenti hanno appreso l’importanza di ogni elemento grafico, di come un’immagine possa raccontare una storia e suscitare emozioni. Hanno sperimentato in prima persona come la composizione visiva possa influenzare la percezione dell’intero messaggio.
In un’epoca dominata dal digitale, riscoprire l’arte pittorica di Casaro ha offerto una prospettiva unica, un ponte tra tradizione e innovazione. Un’esperienza che ha arricchito il bagaglio culturale e professionale dei nostri studenti, preparandoli a diventare i comunicatori visivi del futuro.
Per approfondire l’arte di Renato Casaro, è possibile vederle presso la Collezione Salce e la sala permanente a lui dedicata al terzo piano della sede di San Gaetano, cuore del Museo Nazionale Collezione Salce.
Articolo di
Alessandro D’Annibale
