Quando si pensa ad un gioco per console, difficilmente la prima cosa che ci viene in mente “ah quello realizzato dall’azienda italiana”.
Siamo abituati ad una profusione di titoli che arrivano da oltreoceano, da oltremanica, da posti dove d’inverno fa talmente freddo che ti si ghiacciano letteralmente le lacrime.
Non sicuramente dall’Italia. Eppure…
Negli HR-WARMUP ci piace mettere in risalto il “non convenzionale”, la realtà che non ti saresti aspettato utilizzasse i tuoi stessi strumenti, avesse lo stesso imprinting delle major, ma fatta di persone che parlano la nostra stessa lingua e che detestano la pizza con l’ananas.
E in due HR-WARMUP per il mondo del gaming abbiamo incontrato proprio queste realtà.
La prima, una immensa: UBISOFT. È un’amicizia di vecchia data quella che abbiamo con l’ufficio di Ubi Milano: un team meraviglioso, che sta crescendo a vista d’occhio negli ultimi tempi e che guadagna una soddisfazione dopo l’altra. E si, ovviamente ci lavorano degli ex-BigRockers.
Sono venuti a trovarci in un venerdì di giugno, nel bel mezzo di una consegna di techanim per gli studenti di Videogames, ma il tempo passato con loro è stato ovviamente magico.
Alessandro -head of communications- ha raccontato come lo studio, da sidekick per la casa madre parigina, sia tutt’ad un tratto passato al centro dell’attenzione dopo la proposta di un concept per un videogioco in collaborazione con Nintendo che vedeva uniti Super Mario, mostro sacro intoccabile, e i Rabbids, animali idioti protagonisti di tanti titoli di successo. Poteva essere l’inizio della fine invece…
Beh il resto è storia. Ne sono usciti due titoli pazzeschi ancora oggi idolatrati da tantissimi, tutti fatti da Ubisoft. Tutti fatti a Milano.
Dopo Alessandro è stato il turno di Raffaele, BigRocker Master 29 e RED. Ha raccontato la sua esperienza e i passi che lo hanno portato ad animare gli attacchi del personaggio principale nell’ultimo titolo a tema Star Wars, ha risposto alle domande dei ragazzi, ha dato qualche tip per un buon showreel e risposto ad altre decine di domande.
Ha preso poi la parola Federica -HR manager- per raccontare il percorso di selezione. Non semplice, ma sono pur sempre una delle più grandi game houses del mondo, vogliono essere sicuri di assumere artisti e tecnici che faranno la differenza.
Ed è forse stato questo il consiglio più grande che i ragazzi di Ubisoft Milano hanno voluto lasciare agli studenti: in un’industria diventata enorme negli ultimi tempi, essere un game artist non basta più. Bisogna trovare quel quid, quel dettaglio, quel talento che fa la differenza. Come loro hanno saputo emergere tra i tanti studi Ubi del mondo. Ma il sogno rimane. Anzi, è raggiungibile. Per lavorare ad un Assassin’s Creed non serve prendere e trasferisti dall’altra parte del globo.
A luglio invece sono venuti a trovarci Jyamma. Una dimensione completamente diversa di game house rispetto alle major ma che ha saputo dimostrare che, con impegno, competenza e la giusta motivazione, anche un gruppo di amici può tirare fuori un gioco AA per console.
Sul palco c’erano Francesco, ex studente e insegnante BigRock, e Diego, Technical Supervisor, che si sono alternati a raccontare la loro esperienza nel realizzare Enotria: un’avventura combattiva che coinvolge maschere incredibili della storia italiana a paesaggi pazzeschi. Il tutto mentre a turno giocavano al gioco, in diretta davanti a noi.
È stato pazzesco vederli poi entrare in modalità developer nel gioco e aprire le mappe su Unreal, mentre ci raccontavano come durante lo sviluppo hanno deciso di punto in bianco di fare il salto da Unity e riadattare l’esperienza ad un motore grafico molto più soddisfacente.
Ci hanno raccontato i pro e i contro di un progetto “indie”. Di quanta fatica si può fare per mettere d’accordo tante teste e dipartimenti, di come si cerchi di far funzionare tutto quando ci si guarda intorno e “siamo quattro gatti”. Ma è applicando i modelli organizzativi delle grandi aziende, seguendo l’esempio di chi, come Ubi, è abituato a fare grandi giochi.
Una conversazione bellissima, di ispirazione per i ragazzi.
Fare videogiochi in Italia che girano il mondo è assolutamente possibile.