Quando progettiamo un’interfaccia digitale, siamo abituati a concentrarci su quello che si vede: layout, colori, call to action e animazioni.
Ma c’è qualcosa che accompagna ogni singolo passaggio dell’esperienza utente, anche se spesso passa inosservato: le parole. Sono loro che ci accolgono, ci guidano, ci tranquillizzano (o ci confondono), ci spiegano cosa sta succedendo e ci aiutano a compiere un’azione.
Dietro a ogni invito “registrati”, “conferma” o feedback “ops, qualcosa è andato storto”, c’è una scelta progettuale. Quella scelta si chiama UX Writing.
Lo UX Writing è la disciplina che si occupa di scrivere i testi all’interno delle interfacce digitali. Ma attenzione: non si tratta solo di “scrivere bene” o in modo corretto. Si tratta di farlo con uno scopo preciso: facilitare la navigazione, migliorare l’esperienza utente, trasmettere fiducia e accompagnare le persone nei loro percorsi digitali. Se i testi sono scritti bene, della loro presenza, quasi non te ne accorgi.
La disciplina è nata nei grandi colossi tech della Silicon Valley – Google, Facebook (dove anche Serena ha lavorato), Dropbox, solo per citarne alcuni – quando ci si è accorti che le parole, se progettate con attenzione, potevano risolvere problemi, evitare incomprensioni, aumentare la soddisfazione degli utenti.
Da lì, lo UX Writing ha iniziato a diffondersi in tutto il mondo, fino ad arrivare anche in Italia, dove oggi è sempre più riconosciuto come una parte fondamentale della progettazione di prodotti digitali.
Una delle pioniere italiane di questa disciplina è senza dubbio Serena Giust: UX Writer, autrice, formatrice e consulente per aziende e agenzie, Serena è tra le figure che più hanno contribuito a costruire e diffondere la cultura dello UX Writing nel nostro Paese. Con il suo approccio pratico e la sua passione per il linguaggio, ha avvicinato centinaia di professionisti a questa disciplina, grazie alle sue pubblicazioni (UX Writing. Micro testi, macro impatto – Edito da Hoepli)
Ed è stato un onore per noi ospitarla ieri, a BigRock, all’interno del Master in UX AI Design. Durante la sua lecture, Serena ha raccontato la sua storia professionale, iniziata sui banchi del master in Digital Economics (MADE) di H-FARM, proseguito in Trivago, Meta e Booking.com ad Amsterdam, dove lavora attualmente come Content Designer. Ci ha spiegato come si progettano i testi in un’interfaccia, quali sono gli errori più comuni da evitare e quali strumenti possono aiutare chi lavora nel campo della scrittura digitale. Ma soprattutto, ha fatto sperimentare dal vivo ai nostri studenti l’importanza di scegliere le parole giuste, in contesti pratici, reali, quotidiani.
Dall’etichetta di un bottone a un messaggio di errore, dall’on boarding alla “Thank you” page: ogni parola è un’opportunità per facilitare la vita a chi sta usando un prodotto.
Uno dei momenti più interessanti è stata la riflessione sul rapporto tra UX Writing e l’intelligenza artificiale. Oggi, strumenti come ChatGPT possono diventare veri e propri alleati per chi scrive, sopratutto all’interno di grandi organizzazioni come quelle dove lavora Serena: non tanto come generatori di contenuti, ma come reale supporto esecutivo, nel testare soluzioni alternative, superare i blocchi, analizzare diversi toni di voce. L’AI non sostituisce la figura dello UX Writer, ma la potenzia, la affianca, ne aumenta le capacità esponenzialmente. Proprio come accade nel lavoro quotidiano degli UX Designer che imparano a integrare strumenti “intelligenti” nei propri flussi di lavoro.
In un mondo dove le interfacce sono sempre più complesse e dove l’intelligenza artificiale sta diventando parte integrante delle esperienze digitali, saper scrivere bene – e progettare le parole – è una competenza strategica. Lo UX Writing non è più un “di più”, ma un pilastro fondamentale della progettazione centrata sull’utente.
Se vi incuriosisce questa professione e questo mondo, vi consigliamo di vedere il video Chit Chat, dove Serena Giust dialoga con Alessandro D’Annibale, coordinatore del Master UX AI Design di BigRock. Una chiacchierata informale ma piena di spunti, in cui si parla di esperienze, futuro della scrittura e valore della comunicazione nei prodotti digitali.